Bronte, cittadina ai piedi dell'Etna in provincia di Catania, in Sicilia, è ricca di tesori culturali, monumentali e artistici, soprattutto chiese, alcune delle quali andate perdute a causa dei terremoti. Sono ancora presenti la Chiesa di S. Blandano, la Chiesa del Sacro Cuore, Casa Radice e il Collegio Capizzi, uno dei centri culturali e turistici più importanti dell'intera Isola.
A tredici chilometri da Bronte si trova il “Castello di Lord Horatio Nelson”, ricevuto in dono da Ferdinando I, re di Napoli, nel 1798, in segno di gratitudine all’ammiraglio britannico per il suo aiuto nella fuga dai rivoluzionari della Repubblica Napoletana durante l'epoca borbonica. Oltre al castello, a Nelson venne conferito il titolo di primo Duca di Bronte. Il complesso, divenuto proprietà del Comune di Bronte nel 1981 e successivamente ristrutturato, è stato adibito in parte a museo e in parte a centro studi e convegni.
Il legame di Bronte con il regno britannico
Il nome della cittadina siciliana si legò indissolubilmente a quello del regno britannico per l'ammirazione del reverendo irlandese Patrick Prunty (o Brunty) per Nelson all'epoca in cui Bronte era anche sede del ducato dell'ammiraglio britannico. La cittadina acquisì come cognome il nome dell'ammiraglio, lo stesso delle figlie Charlotte, Emily e Anne, vissute nell'epoca vittoriana del XIX secolo, conosciute come sorelle Brontë, autrici di romanzi riconosciuti come “eterni capolavori dell'arte”. Letteratura inglese." Come tramandato dalla storia.
Il pistacchio, conosciuto come “l'oro verde” ai piedi dell'Etna
Se i romanzi delle sorelle Brontë continuano a suscitare sogni ed emozioni nei lettori di tutto il mondo, e hanno ispirato rinomati registi italiani e inglesi a mantenere viva la destinazione Bronte attraverso i loro film, due campioni si sono uniti nel promuovere la regione di Bronte a livello globale attraverso la coltivazione e la produzione di dolci con pistacchi.
Incontro con Nino Marino presso il fabbricato rurale dell'estesa tenuta di Bronte coltivato esclusivamente a pistacchi, seduti sotto un pergolato di vite con vista sull'attività costante dell'Etna segnalata da una debole colonna di fumo, è stata servita la colazione. Stimolato dalle domande su come ha creato l'industria dolciaria “Pisti”, Nino (come co-fondatore con l'amico Vincenzo Longhitano) racconta con orgoglio di essersi avventurato in quella che sembrava una missione impossibile all'età di vent'anni nel 2003. Non conosceva l'arte della pasticceria , si sono cimentati nella realizzazione di dolci al pistacchio e li hanno presentati alla fiera Cibus di Parma (salone della gastronomia).
“Avevamo un tavolino, stretto tra gli enormi spazi dei colossi del cibo”.
«Eppure è stato un successo strepitoso: siamo tornati a casa con decine di contatti. Tra questi, clienti importanti, tra cui i supermercati che serviamo ancora oggi. Abbiamo allora capito che il nostro sogno poteva realizzarsi.
Gli acquirenti ci hanno chiamato, ma non avevamo una base operativa. Abbiamo acquistato l'edificio di una carrozzeria. Oggi quel fabbricato è diventato un'industria… “Preferisco chiamarlo un grande laboratorio con manodopera locale, produzione artigianale come da antica tradizione, con un'attenzione molto attenta alla scelta delle materie prime, 'il pregiato pistacchio di Bronte', e i processi di produzione dei prodotti”. “Siamo artigiani, dalla campagna al prodotto finito. Con i pistacchi possiamo fare cose che le grandi multinazionali non potrebbero fare”, conclude Nino.
Nino e Vincenzo, ormai quarantenni, sono alla guida di un'azienda, la “Pistì”, da quasi 30 milioni di euro di fatturato, con 110 dipendenti, che esporta in oltre quaranta paesi e, soprattutto, un'azienda che dallo stabilimento produce una gamma completa di prodotti. allo scaffale.
Bronte è universalmente riconosciuta come la città del pistacchio. Negli ostili terreni aridi, la pianta trae miracolosamente nutrimento dalla roccia vulcanica e, fecondata dalle ceneri continuamente espulse dal vulcano, produce pistacchi della più pregiata qualità. Il pistacchio è una pianta grande e longeva, si adatta bene ai terreni aridi e poco profondi, cresce molto lentamente, impiegando almeno 5-6 anni prima di fruttificare. Il freddo prolungato nella tarda primavera può comprometterne la produzione.
Dai Babilonesi ai Brontesi
Il pistacchio, frutto dalla storia antichissima, conosciuto da Babilonesi, Assiri, Giordani, Greci, citato nel Libro della Genesi e ricordato sull'obelisco eretto dal re d'Assiria intorno al VI secolo a.C., è un prodotto agroalimentare che ha hanno contribuito a plasmare il patrimonio culturale-gastronomico dei popoli del Mediterraneo. La pianta, la cui vita può raggiungere i 6 anni, appartiene alla famiglia delle Anacardiaceae, genere Pistacia. In Italia fu importato dai Romani nel 300 d.C., ma fu solo tra l'VIII e il IX secolo che la coltivazione si diffuse in Sicilia, grazie alla dominazione araba. Di questo prezioso frutto, Bronte, la cittadina ai piedi dell'Etna, rappresenta la capitale italiana. Il pistacchio verde di Bronte DOP (Denominazione di Origine Protetta) è ormai conosciuto in tutto il mondo. La DOP ne garantisce la provenienza da una specifica zona delimitata a Bronte (CT) e assicura la qualità del prodotto attraverso severi controlli da parte del consorzio a tutela del consumatore finale. Il pistacchio DOP è chiamato anche “Oro Verde” per le sue peculiarità e caratteristiche pregiate.