Si tratta di un segnale positivo per il settore turistico, poiché indica una ripresa definitiva delle entrate e delle uscite sul mercato asiatico che negli ultimi anni stenta a tornare alla normalità.
Sembra infatti, indica Roberto Necci, presidente del Centro Studi Federalberghi Roma, che l'Estremo Oriente sia l'ago della bilancia dei flussi turistici, nonostante le tensioni internazionali, in particolare in Medio Oriente e nella regione Russia-Ucraina, dove il turismo sta tornando alla normalità.
UNWTO ha inoltre riferito che nel 2023 hanno viaggiato all’estero 1.3 miliardi di turisti, con un aumento del 44% rispetto al 2022. Questo dato è significativo, dato che equivale all’88% del livello registrato nel 2019, l’anno prima Pandemia di COVID-19 ed ormai considerato l’anno di riferimento per tutte le serie storiche.
Questa ripresa del turismo internazionale può essere attribuita a diversi fattori.
Includono la ripresa economica in molte parti del mondo e la crescente fiducia dei viaggiatori nel tornare per esplorare nuovi posti.
È importante però monitorare attentamente la situazione geopolitica e gli altri fattori che potrebbero influenzare nel tempo il settore turistico poiché l’esperienza ha insegnato che i problemi geopolitici, sociali e sanitari possono sorgere all’improvviso e senza alcuna prevedibilità.
L’Italia, una delle principali destinazioni turistiche al mondo, potrebbe attrarre un numero maggiore di visitatori stranieri, superando presumibilmente i numeri del 2019.
Va ricordato, però, che da un lato ci sono i numeri e la ritrovata fiducia da parte dei viaggiatori, dall’altro deve esserci la capacità dei territori e delle aziende di gestire questi flussi.
I territori dovranno garantire un'esperienza capace di generare apprezzamento funzionale alla promozione, e da parte dell'azienda dovrà essere impostata una capacità di gestione professionale con due obiettivi essenziali: rendere positiva l'esperienza durante il soggiorno e generare profitto dalla gestione aziendale.